Sulle tracce di Marco Polo, un cuoco bagnonese esporta i testaroli a Taiwan e tanti altri prodotti della cucina lunigianese a cominciare dalle torte d'erbi.
Una sfida affascinante che porterà Riccardo Ghironi, 31 anni, a "esportare" nell'Estremo Oriente sapori e gusti della sua terra: nella valigia, insieme ai panigacci e torte d'erbi, troveranno spazio anche le cipolle di Treschietto, i fagioli di Bigliolo, farina di castagne, formaggio pecorino, miele e olio con i frutti del sottobosco (funghi e mirtilli), il caratteristico agnello di Zeri, tutti nel lungo elenco di prodotti della tradizione locale.
Nell'era della globalizzazione e del libero scambio se in Val di Magra arrivano piatti come il pollo all'olio di sesamo, a Formosa potrà pure arrivare il lardo di Colonnata.
Riccardo Ghironi, chef con esperiene internazionali, sta alzando il vessillo della cucina di Lunigiana sulla carta geografica del mondo.
Il pedigree di chef Riccardo è la creatività. già aveva stupito, qualche anno fa, la giuria del concorso gastronomico alla Ct Tirreno di Carrara con un piatto denominato "tagliatelle di Bagnone alle castagne con pesto al mortaio" che lo aveva portato al primo posto del podio.
E da quell'esperiena si è messo in testa di portare in giro per il mondo i piatti lunigianesi.
Il giovane cuoco è entusiasta di questa sua idea e l'ha già messa in pratica diverse volte a New York, Parigi e Madrid, oltre che a Milano dove abitualmente lavora.
"E' importante realizzare la brochure dei piatti che si presentano perchè favoriscono la memoria del cibo - spiega il cuoco in procinto di partire per Taiwan - ed è importante per legarlo all'idea del territorio lunigianese.
Che passa anche attraverso la sua cucina, i sapori ed i gusti sulla tavola del focolare domestico.
La riscoperta delle tradizioni e delle usanze di preparazione dei piatti è quanto di più importante ci sia per promuovere i prodotti tipici, accompagnandoli a ricette che si tramandano di generazione in generazione".
Riccardo Ghironi vuole portare con sè in una cultura tanto diversa come quella cinese, la tradizione dei cibi cotti nei testi, il clou della cucina povera pontremolese.
Le origini dei testaroli si perdono nella notte dei tempi sono, forse, la più antica forma di pane azzimo.
Questo tipo di testo è formato da due elementi: il sottano e il soprano (querc).
Il primo costituisce la base nel quale vengono collocati gli alimenti da cuocere.
Il secondo a forma di campana permette l'effetto forno, soprattutto quando viene ricoperto dalla brace.
"Piacerà ai cinesi questo metodo di cottura ed io sarò felicissimo di far assaggiare questi piatti", conclude Ghironi convinto che il testo sia una "macchina del tempo" per il ritorno al futuro dell'agricoltura lunigianese.
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